A tutta birra col Birrificio Parthenya, Made in Irpinia




Gianluigi e Rossella, Birreria

Parthenya


  A.Discepolo foto


A tutta birra. Naturalmente made in Irpinia. Il vino che quassù lungo la salita della Serra ed a Montefusco, parla in modo divino di vino (Cantina del Meriggio della famiglia Pizza, Vigne irpine della famiglia Coppola, Montesole dell’ingegnere Giovanni De Santise infine Terredora Dipaolo,ramo Walter Mastroberardino), ha una new entry di due bionde ed una scura: il Birrificio Parthenya, nato da un’idea, poi diventata un lavoro, di una coppia di giovani decisamente brillanti e vulcanici, Gianluigi Pilunni, 28 anni, avellinese e Rossella De Santis, origini paterne di Montemiletto, paese di cui il papà Vittorio, noto imprenditore con la famiglia, è stato anche sindacoLo stabilimento è ai piedi del paese, prima del convento di Sant’Egidio. Tre birre: Tost, Tale e T-pa, tre stili diversi, tanta fantasia e tanto amore per la propria terra da proporre e veicolare, guarda caso, in un momento decisamente difficile ed impegnativo, alle porte del lockdowndichiarato l’8 marzo e con loro che la settimana prima avevano aperto. Certo i due ragazzi non avrebbero mai immaginato quello che sarebbe accaduto quando partorirono l’idea, accarezzata agli inizi del 2019 per creare questo birrificio che si sviluppa su duecentotrenta metriquadrati ed a cui fa la guardia, ma con simpatia Argo, lo splendido labrador retriver che gironzola felice e scodinzola a chi arrivaGianluigi e Rossella, compagni nella vita e nel lavoro, uniti da un’idea, da una passione, in primis di lui e che mano nella mano, dai banchi  del liceo scientifico De Capraris di Atripalda e poi sbarcata all’ateneo di Salerno (ingegneria meccanica lui che suona il basso elettrico nel gruppo Zerella che fa pop italiano; giurisprudenza lei) alla fine ha visto fermentare questo sogno. <Una sera ne abbiamo parlato con degli amici di Milanoe Genova – ricorda lei – mossi dalla voglia di fare qualcosa per questa terra in cui viviamo, in cui crediamo e che amiamo. <La scommessa è stata di portare la birra in una terra divina di vini, portare la birra. L’approccio alla birra – dice Rossella – è perchédice scherzando riferendosi al suo fisico ed a quello di Gianluigi, è stato perché in fondo siamo dei buongustai; cipiaceva e ci piace degustarla e quindiabbiamo studiato questo mondo, scoprendo che di questa cultura si sa davvero poco. Una birra la si può degustare come un vino, perché di tipologie ce ne sono diverse><Dai libri ai video, ai viaggi come in Inghilterra – aggiun ge Gianluigi - dove abbiamo appreso e preso  dello stile inglese, non virando come in genere puntualmente si fa sul belga ed il tedesco, ovviamente senza snobbarli, ma per gusti evocazione abbiamo virato sull’ anglossone. Da qui abbiamo deciso di farne della passione un lavoro e co ci siamo messi in moto in tal senso>I ragazzi hanno partecipato al bando Invitiala Resto al Sudche ha seguito Gianluigi che si interessadella produzione, della scelta della materia prima, mentre Rossella cura la parte amministrativa, insomma una doppia creazione che alla fine ha portato alla realizzazionedi Parthenya; <un grazie alla nostra terra, celebrata nlogo con i monti del Partenio e l’acqua, elemento che per l’ottanta per cento si trova nella birra. Così abbiamo provato a valorizzare il territorio a  tuttotondo, un modo che ci identificasse>, racconta Rossella. Vinto il bando è iniziato il lavoro: studio della ricette, sviluppate da zero, <tutto malto nostro>, scherza Gianluigi. Abbiamo pensato a qualcosa dioriginale, di nuovo, ma che rispettasse i canoni delle birre <che non possono inventarsi>, aggiunge lei: ogni tipologia ha un disciplinare cui far fede ed abbiamo quindi optato per delle tipologie che potessero innanzitutto essere per vari target: capite dal profanodal curioso,dall’appassionato e ovviamente anche dall’esperto in quanto vogliamo importare cultura e far conoscere un mondo fatto di sapori, color e odori che si affianca magnificamente, calza ad hoc alla gastronomia>. I ragazzi si avvalgono di unmastrobirraio, Ciro Magliano che ha affiancato Gianluigi e con lui capitalizzl’esperienza nel processo produttivo. Nascono cosi Tale, <una golden ale, la nostra biuonda di colore dorato con abbondante cappello di schiuma; molto bilanciata come gusto e che sprigiona lievi note di malto, la nostro birra di battaglia, abbinabile dall’aperitivo ad una grigliata di carne. Poi Tost (il nome deriva dal fatto che è una birra scura, con malti tostati);una stout che incontra il matrimonio demalti tradizionali con i torrefatti, nasce un’unione felice per il palato che vira verso il caffè e declina anche piacevoli note di cioccolato. Infine la Tipa,tipologia Ipa, amara dove si avverte la persistenza dei luppoli che danno al naso un bouqueche spazia suadentemente dal fruttato all’erbaceo t di aromi. Una nota al self manager, Davide Pelella: <aprire in tempo di covid non è semplice – dice Rossella approcciarsi quando il mondodell’Horeca si era fermato e proporre qualcosa di nuovo quando montava naturalmente malumore e diffidenza non era facile, ma lui ha portato una voglia di fare, un’energia che ha spinto e sta spingendo la macchina. Stiamo crescendo e penso che questa avversità inziale di parto ci abbia fatto bene, nel senso di farci meditare e quindi intraprendere una certa strada>. La produzione che è ecosostenibile come tutto ciò che ruota intorno a questo prodotto: (si sfrutta per le macchine l’energia prodotta dal fotovoltaico, non si usa plastica, il packacing è carta, cartone), è gestita in base ai tempi; il covi ci ha fatto capire che non si può ragionare a compartimenti stagni ma in base, realisticamente, in base alle richieste; sicuramente la rifermentazione è in bottiglia, dopo il primo passaggio nel fermentatori in acciaio. Tutto questo processo è spontaneo: la birra è viva e aspettiamo lei, i suoi segnali e quando è pronta la mettiamo sul mercato, esaltando un prodotto di artigianalità pura, figlio della vecchia scuola di una voltaI colori delle bottiglie non sono un caso, sono colori pantone, vivaci, vivi, come i nostri prodotti <volevo dare un impatto giovanile, molto pop, filo conduttore della nostra idea/produzione e  ci siamo rivolti ad un esperto, Franco Lancio, un architetto designer di Mercogliano che ha tradotto la nostra idea in immagine e messaggio>, aggiunge Rossella. Un progetto in divenire: si dice per il wine, si dice anche per la birra, un’altra all made in Irpinia.

an. di.        

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