Il «Viaggio in Blues» di Irene Grandi passa da Agerola



Con oltre 30 anni di carriera Irene Grandi è un’artista che ha sempre cercato di cambiare pelle, per mettersi in gioco, per sperimentare. Lo dimostrano le sue collaborazioni più diverse, ha vissuto la musica in viaggio nei generi dal rock al blues, dalla canzone d’autore alla bossa nova e al jazz. E oggi torna alle origini e al primo amore, con «Io in Blues», che è un tributo ai grandi del genere, ma anche alle sue radici musicali con 

un omaggio ai grandi cantanti, ai suoi miei maestri internazionali e italiani perché il blues ha contaminato e influenzato tantissimi artisti, ha cambiato le sorti della musica. È un omaggio alle sonorità che ha amato, ma anche un po’ alla sua storia, quando ha cominciato ad ascoltare le canzoni delle grandi cantanti internazionali, da Sade a Tracy e poi ha iniziato a scoprire gli artisti italiani che la emozionavano  e che spesso avevano del blues dentro le loro canzoni come Pino Daniele, che la scelse per cantare quel grande successo che è stato ’Se mi vuoi’.  Lucio Battisti, Ivan Graziani in certi pezzi e Mina della quale interpreta «E poi» che fa da apripista «Io in Blues», con la prima canzone in Italiano proposta nella scaletta di questo concerto, un viaggio, fatto di brani che attraversano un arco temporale che va dagli anni ’60 fino ai ’90, canzoni che sono blues nell’anima e nell’ispirazione: Etta James, Otis Redding, Willie Dixon, Tracy Chapman, Sade e alcuni brani di Irene, riarrangiati in chiave rock-blues.

La formazione che l’accompagna: basso (Pietro Spitilli), chitarra (Max Frignani), batteria (Fabrizio Morganti) e organo Hammond (Pippo Guarnera). I cittadini e i turisti hanno potuto apprezzare la straordinaria esibizione della grintosa Irene Grandi che ha accolto l’entusiasmo che si è alimentato nel pubblico. Quando è finito lo spettacolo il pubblico è in piedi, a reclamare il bis trascinato dalla voglia di riascoltare canzoni che oggi fai fatica a trovare nelle radio, invase da altri generi. È giusto, la musica va avanti, ma c’è ancora tanta gente che ama il blues e che ha voglia di riascoltarlo».

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